ELEZIONI POLITICHE 2013

CANDIDATI CREDIBILITA' PROSPETTIVE

 

Il recente scandalo della Regione Lazio, ennesimo ma sicuramente non ultimo (essendo già preannunciati quelli delle regioni Calabria e Campania), ha portato a zero la credibilità, già da tempo al lumicino, dell'intera classe politica nazionale e periferica e dei partiti di cui è espressione diretta. Se si eccettuano gli iscritti alla fungaia di partiti e partitini, alcuni addirittura personali con il “patron” scritto a chiare lettere sul simbolo, il resto dei cittadini avverte, in modo più o meno forte, un senso di disprezzo, di rabbia, di totale sfiducia nei partiti e nei politici che con la loro dissennata politica attuata per decenni, hanno portato la Nazione al baratro economico,  al degrado civile e alla eliminazione dell'etica  sociale. Siamo all'assurdo: tutti riconoscono la necessità di una legge  sulla corruzione, per ridurre i forti danni economici che produce  e  per migliorare l'immagine del Paese all'estero, ma il Parlamento non riesce a vararla.  Poiché l'insieme  dei politici e degli iscritti ai partiti costituisce una ristretta minoranza  dell'intera popolazione, il discredito è quasi generale. I numerosi richiami ai partiti fatti dal Presidente Napolitano, per rinnovarsi e rigenerarsi nell'interesse generale del Paese, attenuando le inconcludenti continue risse politiche che non hanno consentito di varare alcuna delle tante riforme strutturali, riconosciute necessarie dalle stesse oligarchie dei partiti, sono rimasti inascoltati. Le oligarchie dei partiti, cristallizzate e inamovibili, sono sempre quelle stesse che hanno generato il degrado. Resteranno immutabili anche nelle prossime elezioni politiche del 2013. I cittadini ne hanno ben donde, sono saturi e stanchi di vedere   le stesse facce e sentire blaterare da decenni promesse elettorali mai mantenute. Cito alcune tra le tante  promesse.  1)  Il dimezzamento dei parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto che allunga fortemente l'iter di approvazione di una legge; 2) una forte riduzione delle numerose e costose poltrone politiche disseminate nel Paese, numero  in continua crescita per l'irrefrenabile esigenza dei partiti di sistemare adepti e consorterie; 3) una forte riduzione dei cosiddetti “rimborsi elettorali” erogati in misura molto più consistente delle effettive spese sopportate dai partiti e forte riduzione o eliminazione delle cospicue elargizioni di denaro pubblico  ai gruppi parlamentari, consiliari, senza alcun controllo, denaro utilizzato, addirittura,  anche per scopi personali; 4) eliminazione delle province, delle comunità montane e accorpamento amministrativo dei piccoli Comuni. Se le predette promesse fossero state realizzate, sicuramente avremmo evitato il pericolo del default e si sarebbe potuto  alleggerire  il pesante  carico fiscale che grava sulle imprese, sui lavoratori e sulle famiglie; si sarebbe anche potuta avviare una graduale riduzione del mastodontico debito pubblico creato dal sistema politico impazzito. Impazzito, si!  Perché, ormai,  è' sotto gli occhi di tutti ed inequivocabilmente  acclarato che l'attuale  sistema politico è davvero impazzito, ragion per cui  siamo ormai all'acme della sfiducia. Purtroppo, questi stessi signori si ricandideranno ancora una volta nelle prossime elezioni, con quell'impudenza che li ha caratterizzati per decenni. I cittadini sono attoniti, sfiduciati e preoccupati perché il ritorno delle stesse figure sulla scena politica potrebbe determinare quel default che il Paese ha sin qui evitato, subendo e, anche se malvolentieri, accettando quei sacrifici che l'incombente pericolo richiedeva. E' irragionevole e pazzesco pensare di riaffidare l'amministrazione della cosa pubblica   alle stesse persone che l'hanno portata al fallimento. In nessun Paese del mondo questo è mai accaduto o potrà accadere. Per gli elettori si prospettano tre possibilità. La prima è quella di votare un partito. La seconda quella del non voto. Potrà essere, questa,   la scelta di un gran numero di elettori, tanto grande da raggiungere o superare il 50% del corpo elettorale. Ne uscirebbe sconfitta la “democrazia” La terza  potrebbe essere quella di ignorare i partiti e votare in gran numero le diverse liste di candidati, non partitiche, che sicuramente saranno presentate nella prossima tenzone elettorale. Alcune sono già note, altre sono in formazione.  Liste di antipolitica, secondo alcuni, ma sicuramente  generate dalla mala politica dei partiti e dalla diffusa convinzione, nell'opinione pubblica,  di non poter cambiare nulla in questo anomalo Paese, finché il governo della cosa pubblica resterà nelle mani dei partiti degenerati e delle loro immutabili oligarchie. Una ulteriore iniziativa va segnalata: quella del Sindaco Renzi. Apprezzabile ed encomiabile, a mio avviso. Si propone di far piazza pulita all'interno del PD e di rinnovare il modo di far politica del partito, proseguendo e completando la linea  di rigore e di riforme strutturali avviata dall'attuale governo, necessaria per riavviare la crescita del Paese. Auguri al sindaco Renzi di riuscire nell'intento, pur sapendo che all'interno del PD ci sarà una forte coalizione per neutralizzarne l'iniziativa e conservare le poltrone occupate da decenni. Nessuno, anche con più di 30 anni di parlamentare, vuole spontaneamente fare un passo in dietro, anche se sa di poter usufruire di un consistente vitalizio. Queste le prospettive possibili. Se i partiti non si rinnovano e molti politici della vecchia guardia si ricandidano, la seconda e la terza possibilità potrebbero prevalere sulla prima. Il futuro del Paese è più che mai incerto, come incerta  sarà la credibilità internazionale e dei mercati, condizionata dal risultato delle elezioni. La responsabilità dei partiti, dell'attuale classe politica e di tutti gli elettori è enorme: dalla scelta di ciascuno dipenderà il futuro roseo o nero della Nazione. Vedremo!

 

Bari, 17 settembre 2012                                       Alberto Pagliarini