IL MIO PENSIERO SUL GOVERNO MONTI E I PARTITI

 

Il governo Monti, non politico e non di partiti, è il risultato del fallimento totale di tutta la classe politica e dei partiti. Le risse politiche continue, le mancate riforme da diversi anni ritenute necessarie da tutti,  ma da nessun governo fatte per il prevalere continuo degli interessi personali, delle corporazioni, delle lobby e dei partiti il cui obiettivo principale è stato sempre quello di acquisire  e conservare il potere, mai quello di curare gli interessi collettivi e generali del Paese, hanno portato l'Italia sull'orlo del baratro, quasi al default. Con siffatta politica, lontana dall'essere “dovere e servizio verso gli altri, -come la intendeva Alcide De Gasperi-,  e siffatti partiti, con comportamenti ormai di stampo quasi mafioso, l'Italia è condannata al default. Nel 1981 Enrico Berlinguer disse e scrisse: “I partiti sono diventati macchine di potere, non fanno più politica, hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia.” Berlinguer aveva ben visto e previsto. La degenerazione dei partiti è continuata a crescere sino a portare il Paese alle soglie del default. La responsabilità è tutta loro. I partiti hanno, ora, un solo modo per riacquistare la credibilità perduta, salvarsi  e salvare l'Italia: devono sostenere in Parlamento il governo Monti, di soli tecnici, consentendogli di operare per evitare il default, uscire dalla crisi e avviare, nello scorcio che resta di questa legislatura, quelle riforme necessarie per la ripresa e lo sviluppo del Paese, lasciando il compimento delle stesse ai politici, sperabilmente rinsaviti, e ai partiti, sperabilmente  rigenerati, della successiva legislatura. Questa è la linea indicata e intrapresa dal lungimirante Presidente Giorgio Napolitano. Lui sa  che la politica di questi partiti non riuscirà mai a fare alcuna riforma seria, non avendo sortito nessun effetto i suoi numerosi richiami alle forze politiche e sociali.  La linea tracciata dal Presidente va seguita sino in fondo nell'interesse di tutti e di tutto il Paese. Se ciò non avverrà, per il prevalere dei vecchi deleteri interessi, si avrà non solo il default della Nazione, ma anche quello della democrazia. E' auspicabile che non accada. Buon lavoro al Presidente prof. Mario Monti e al Suo Governo.  Un grandissimo “GRAZIE” al Presidente Giorgio Napolitano.

 

Bari 16 novembre 2011                                       prof. Alberto Pagliarini

 

 

 

 

 

Aggiornamento del 3 dicembre 2011

 

Alla vigilia dell'approvazione della manovra in Consiglio dei Ministri si sentono, da più parti, dichiarazioni irragionevoli, irresponsabili e preoccupanti. L'abitudinario balletto dei veti e dei paletti da parte di   partiti, sindacati,  singoli parlamentari e politici,  è ripreso con coreografica baldanza, minacciando anche scioperi. Ci si dimentica che siamo sul baratro, che se non ci si ferma e si ritorna indietro, c'è il grande rischio della catastrofe:  default o  forte recessione. Non è più possibile sbandierare tabù, numeri magici intoccabili, contrarietà preconcette su misure necessarie come una patrimoniale più o meno forte o più o meno leggera, porre limitazioni alla indispensabilità morale, oltre che economica, di una forte riduzione dell'esercito di politici e degli enormi, assurdi e vergognosi  costi della politica,e via dicendo. Non è il momento! Per fortuna qualcuno ha il coraggio e il buon senso di dire: “votiamo la manovra o il Paese affonda”. In siffatta situazione è necessario, indispensabile, doveroso da parte di tutti,  sostenere il governo proponendo solo ragionevoli e  accettabili suggerimenti o emendamenti che non stravolgano la manovra complessiva predisposta, ma la migliorino, rendendola più equa ed accettabile per i sacrifici imposti, ma nel rigoroso rispetto degli obiettivi e dei risultati che la sua attuazione può produrre per salvare il Paese.   E' un dovere al quale non possono sottrarsi, soprattutto,  partiti, sindacati, corporazioni e lobby, primi responsabili dell'attuale situazione che si sarebbe potuta evitare, o quantomeno attenuare, se si fossero varate, per tempo, quelle necessarie riforme strutturali che servivano al Paese per renderlo più  competitivo, produttivo,  avanzato nella sua organizzazione sociale, amministrativa, politico-parlamentare, in un clima di vera democrazia compiuta e non apparente, come quella in cui siamo vissuti sinora. Spero che almeno in questa disastrata circostanza prevalga il buon senso e l'interesse  dell'intero Paese. Può essere questa l'occasione, unica e irripetibile, per creare un futuro più accettabile per tutti, in particolare per i giovani, le donne, gli anziani, in una società con prospettive di lavoro certo e garantito, di studi secondari e universitari seri in cui i titoli rilasciati esprimano un “valore reale” delle professionalità formate, non un fittizio “valore legale”, con un concreto diritto allo studio che ponga tutti, anche i non abbienti, sullo stesso piano di diritto costituzionale a poter raggiungere gli alti gradi degli studi, di sicura ed efficace tutela della salute, per tutti i cittadini. E' questo l'auspicio che tutti ci dovremmo porre e tutti i media dovrebbero responsabilmente contribuire a realizzarlo.  

 

Prof. Alberto Pagliarini

 

 

La nota e l'aggiornamento sono state inviate al Presidente Napolitano, alla Presidenza del Consiglio, a diversi parlamentari, ad alcune segreterie di partito, a tanti colleghi molti  dei quali hanno risposto condividendola pienamente. E' stata pubblicata sul mio sito e su Facebook.