SUL TRASFERIMENTO DI UN CORSO DI LAUREA E SULLA CREAZIONE DI NUOVI CORSI E NUOVE FACOLTA'


Il Corriere del Mezzogiorno del 2 giugno ha dato una notizia con un articolo dal titolo “C'è l'ok di Bari alla Facoltà di medicina ionica”. Il Preside della Facoltà di Medicina mi ha chiarito che l'università di Bari e la Facoltà medica hanno espresso parere favorevole per trasferire a Taranto uno dei 4 corsi di laurea in Medicina e Chirurgia in italiano, esistenti presso la Facoltà di Medicina di Bari, che ha attivato da quest'anno un 5° corso in inglese.


Va pertanto chiarito quanto scritto dal Corriere. Non c'è stato alcun ok per istituire una nuova Facoltà di Medicina a Taranto e neppure l'ok per creare un nuovo corso di laurea in Medicina ma semplicemente l'ok per il trasferimento globale di uno dei 4 corsi di laurea in Medicina, così com'è, con i suoi docenti e studenti, per validi obiettivi che potranno essere raggiunti se, e solo se, saranno rispettate tutte le condizioni poste per il trasferimento, appresso specificate.


Non siamo, quindi, in presenza di un nuovo corso di laurea da attivare su Taranto come i tanti, troppi, corsi attivati nell'ultimo decennio, che hanno portato a creare tre nuove seconde Facoltà in aggiunta a quelle già esistenti a Bari: Scienze Matematiche Fisiche e Naturali II^ Facoltà, Giurisprudenza II^ Facoltà, Economia e Commercio II^ Facoltà, oltre a diversi altri corsi che fanno capo ad altre facoltà di Bari.


In un periodo di grave crisi per tutto il Paese e per il suo sistema universitario, in cui ogni comparto della vita sociale si sforza di ridurre le spese ed eliminare gli sprechi, non è più possibile creare nuovi corsi di laurea anche in sedi decentrate, sicuramente non a costo zero. Peraltro, quanto si è fatto sin qui insegna che siffatti corsi sono destinati a rimanere per molti anni carenti nelle strutture necessarie per la didattica e la ricerca, privi di servizi per il diritto allo studio, con un corpo docente in gran parte pendolare. Tutti elementi, a svantaggio degli studenti e delle loro famiglie. Il giornalista Cesare Bechis, in un articolo sul Corriere del Mezzogiorno del 22 luglio 2008, nel dar notizia su una possibile “Medicina a Taranto”, ha argutamente osservato che, a 15 anni dalla nascita del polo universitario ionico con 14 corsi di laurea triennale, 3 magistrali e circa 5.000 studenti, “non c'è una biblioteca universitaria, non c'è una vera mensa, pochi gli appartamenti per i fuori sede, i docenti non sanno cosa sia la residenzialità”. In tal contesto è assurdo pensare di creare nuovi Corsi di Laurea a Taranto o in qualsiasi altra sede. E' questa una convinzione ampiamente dichiarata da più fronti.


Tutte le forze politiche, i sindacati confederati e le Associazioni sindacali della docenza, la Confindustria, il Governatore della Banca d'Italia, diverse Associazioni quali TreeLLLE, LaVoceInfo e tante altre, diversi relatori parlamentari in commissione alla Camera e al Senato si sono trovati d'accordo a dire, con forza: basta alla proliferazione delle sedi, basta alle sedi decentrate, agli sdoppiamenti di Facoltà, alla moltiplicazione di corsi di laurea triennali e specialistici, spesso inutili, basta alla valanga di master che hanno invaso le università, basta con l'incontrollata crescita della spesa universitaria, rivelatasi spesso improduttiva e dannosa per le giovani generazioni e le loro famiglie.


In quest'ottica, da pochi mesi, gran parte delle università italiane, per adeguarsi a quanto da tutti chiesto e anche in conseguenza dei forti tagli ai finanziamenti statali, previsti da leggi approvate, hanno autonomamente deciso, finalmente, come ho scritto e detto da anni, di voltare pagina, cominciando ad attuare una coraggiosa autoriforma mirata, appunto, alla riduzione delle spese e degli sprechi, cresciuti oltre misura negli ultimi anni, anche per la proliferazione di Corsi di Studio nelle sedi madre e in quelle decentrate. Si sta chiudendo qualche polo decentrato; si stanno disattivando o accorpando corsi di studio triennali e specialistici; si sta riducendo il numero dei dipartimenti accorpandoli, in qualche sede si accorpa anche qualche Facoltà; si sta utilizzando la legge 133/08 per pensionare i docenti a 70 anni, invece che a 72, con notevoli risparmi sui disastrati bilanci; si stanno utilizzando tutti gli strumenti legislativi e amministrativi per contenere le spese ed evitare il collasso dell'istituzione. Nelle sedi in cui ciò avviene va dato atto e merito alla “governance” e ai docenti della sede. Il Governo ne sta prendendo atto con soddisfazione, la credibilità dell'università nell'opinione pubblica e nei politici, ridotta al lumicino anche per i numerosi scandali mediaticamente enfatizzati, si sta lentamente ricuperando. Le università, in verità non tutte ancora, hanno finalmente imboccato la strada giusta! L'università, pertanto, sta facendo la sua parte, ora il Governo faccia la sua e riduca i tagli ai finanziamenti, compatibilmente con la contingente crisi economico finanziaria.


A quanto sopra si aggiunge che dall'anno accademico 2010/2011, nel quadro di norme recentemente varate, occorreranno almeno 4 docenti di ruolo per ogni anno di corso attivato o da attivare, bisognerà offrire agli studenti informazioni complete sugli sbocchi occupazionali, rendere noto il gradimento di chi ha già seguito il corso e pubblicizzare i curricula dei docenti del corso. Finalmente sono stati posti precisi e vincolanti paletti. Era ora! Ovviamente, con le assunzioni bloccate dalla legge finanziaria, non c'è alternativa alla riduzione dei corsi di laurea.


Chiariamo, ora, gli obiettivi del trasferimento e le condizioni poste. L'ok dato dall'università di Bari e dalla Facoltà di Medicina al trasferimento di un corso di laurea a Taranto, per quanto detto, non si configura come creazione di un nuovo corso di laurea. E' una decisione, questa, perfettamente in linea con le coraggiose iniziative portate avanti e realizzate dal Preside della Facoltà, quali quella della disattivazione di 28 corsi di studio; quella della pubblicazione di un ponderoso e ben fatto “Rapporto sullo stato della Facoltà di Medicina dell'università di Bari”, rapporto che ha reso di pubblico dominio e trasparente lo stato della Facoltà con i suoi pregi e le sue anomalie. Tali encomiabili iniziative sono state apprezzate dalle Associazioni sindacali locali della docenza e da me inviate a diversi ministri, alla Conferenza dei Rettori (CRUI) , ai vertici nazionali delle Associazioni sindacali della docenza, come esempio da imitare in tutte le sedi e in tutte le facoltà. A tali iniziative si aggiunge anche quella “Proposte per una Riforma del Sistema Universitario”, nota elaborata dal Preside della Facoltà di Medicina, prof. Antonio Quaranta, contenente spunti che possono essere condivisi, tra i quali quello del dimezzamento dei Corsi di Laurea. In tale contesto la Facoltà ha dato l'ok al trasferimento di uno dei suoi 4 corsi di laurea in italiano, con la precisa condizione che siano poste a disposizione le sufficienti strutture e il numero di posti letto previsti per legge, 3 per ciascuno studente. Ciò è indispensabile per consentire non solo una buona didattica, come avviene nella sede madre, ma una ottimale possibilità reale, per ogni studente trasferito, di poter sufficientemente e con continuità frequentare i vari reparti clinici; condizione necessaria per l'acquisizione di quella pratica professionale clinica, non sempre resa possibile nella sede madre per la numerosità degli studenti e la carenza delle strutture, pratica che, associata alla buona preparazione teorica, porta a produrre medici compiutamente preparati nella teoria e nella pratica professionale.


Il trasferimento di un corso di laurea in Medicina, ove avvenga nelle condizioni necessarie e indispensabili poste dalla Facoltà, potrà rivelarsi utile sia per gli studenti trasferiti sia per quelli rimasti in sede. Questi ultimi, in numero più ridotto, avrebbero maggiori possibilità di frequentare le cliniche. In tale ottica è possibile anche pensare al trasferimento, in altra sede diversa da Taranto, di un secondo corso di laurea, purché siano pienamente soddisfatte le condizioni predette. Si potrebbe così determinare una distribuzione ottimale degli studenti di Medicina iscritti all'università di Bari, garantendo a ciascuno una ottima preparazione professionale completa. Va anche detto, però, che il trasferimento di un corso di laurea richiede un concreto impegno dell'università, della Regione e degli Enti locali per rendere rapidamente disponibili quelle strutture abitative, ristorative e bibliotecarie, necessarie agli studenti in attuazione del costituzionale diritto allo studio. E' questo un ulteriore impegno che deve essere vincolante per tutti.


In tale ottica va esclusa, a priori, la nascita di nuove Facoltà di Medicina in altre città pugliesi, compresa Lecce dove è ben noto che l'Università, insieme a tutti gli Enti locali e gran parte del mondo politico leccese premono, da tempo, per l'istituzione di una Facoltà medica, sin qui non ottenuta per contingenti circostanze politiche di governo regionale.


A questo punto è bene ricordare a tutti che su una popolazione di circa 60 Ml di abitanti, 366.400 medici risultano iscritti all'albo nazionale con una media nazionale di un medico ogni 163 abitanti, per cui è assurdo aumentare le Facoltà di Medicina, cioè la fabbrica dei disoccupati in medicina, aggiungendo altre Facoltà alle 42 già esistenti. Non pochi dei nostri laureati medici, ben preparati sul piano teorico ma non su quello della pratica medica e specialistica, sono costretti a svolgere la loro professione all'estero, dopo che il servizio sanitario dei Paesi dove si trasferiscono, fa acquisire a loro la necessaria pratica professionale. Per evitare che ciò accada si dovrebbe puntare, in tutte le sedi di Medicina, a migliorare compiutamente la preparazione pratica professionale dei futuri medici e, in particolare quella specialistica, potenziando e perfezionando l'esistente, invece di far crescere il numero delle facoltà.


In conclusione, vanno accantonati gli interessi campanilistici, quelli politici e di consenso elettorale, quelli personali di qualche docente che può avere uno specifico interesse connesso alla creazione di una nuova Facoltà medica o di un nuovo corso di laurea Per tutto ciò e per altro, che per brevità ometto, è auspicabile che tutte le università italiane, in particolare quelle sedi di Facoltà medica, si adeguino all'ottica sovra esposta e alle esigenze reali dell'Istituzione e del Paese, in un contesto di crisi economica globale, resa per noi più pesante dal mastodontico crescente debito pubblico che attanaglia il Paese, la sua economia, il suo sviluppo e impone a tutti doverose adeguate scelte da assumere in piena responsabilità.


Bari, 16 giugno 2009 prof. Alberto Pagliarini