SULL'APPLICAZIONE dell'ART. 69 della legge 133/2008

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CONSIDERAZIONI POLITICHE

 

Interpretazione dell'art. 69

l'amico collega Paolo Gianni mi ha fatto rilevare una  interpretazione dell'abbattimento previsto dal comma 1 dell'art. 69 che  ritengo esatta e la illustro. Lo scatto biennale maturato dell'8%, o del 6% o del 2,5% sarebbe abbattuto del 2,5%, una tantum per 12 mesi, riducendosi rispettivamente al 5,5%, al 3,5%, a zero. Allo scadere dei 12 mesi si ripristina il valore dello scatto maturato in quel biennio e si riprende la normale progressione economica.   Il prelievo nella  misura percentuale del 2,5%,  viene operato su tutti i docenti a tempo pieno e a tempo definito, nessuno escluso e può essere operato a tutti contemporaneamente, riducendo del 2,5% per 12  mesi lo scatto in godimento.

Vi è poi il comma 2 dello stesso articolo che evita una ulteriore penalizzazione ai docenti che nel corso dei 12 mesi di differimento, di cui al comma 1, transitano alla qualifica superiore per avanzamento di carriera. A costoro il trattamento economico spettante per la ricostruzione di carriera va determinato due volte, una volta  al momento del superamento del triennio di conferma o dello straordinariato, se questo cade nei 12 mesi del periodo predetto,  una seconda volta alla fine dei 12 mesi, tenendo conto dell'avvenuta riapplicazione del normale aumento biennale dell'8% o del 6%.

Vi è, infine, il comma 3 che interessa i docenti che accedono alla pensione durante i 12 mesi del periodo di differimento predetto  evitando,  anche per questi,   una ulteriore penalizzazione.  A costoro il calcolo della pensione verrà fatto due volte, una volta  al momento del pensionamento che avviene in uno dei 12 mesi, una seconda volta allo scadere dei 12 mesi del periodo di differimento, questa volta  tenendo conto del normale aumento biennale dell'8% o del 6% che il docente avrebbe  maturato  se non ci fosse stato il differimento e la riduzione dello scatto.

 

La decisione del Governo e del Parlamento di operare un prelievo fiscale forzoso sulle categorie non contrattualizzate, mi porta a fare alcune considerazioni  politiche. 

CONSIDERAZIONI POLITICHE

Il gran  caos burocratico-amministrativo prodotto dall'art. 69, serve a  recuperare pochi fondi che, peraltro, non vanno a beneficio della stessa istituzione il cui personale subisce   l'operazione di prelievo forzoso, ma vanno nelle casse dello Stato, per essere diversamente utilizzati. Tra l'altro potrebbero anche essere utilizzati per coprire la spesa della politica e della sua “casta” che continua incessantemente a crescere, come si evince dalle seguenti notizie diffuse dalla stampa. I costi del Senato,  della Camera, e del Quirinale, sono  in continua crescita. Sono state  evidenziate spese ignorate da tutti, quale quella che attribuisce ai senatori non rieletti un congruo “assegno di solidarietà” come sorta di premio di consolazione perché i cittadini non li hanno eletti: in sostanza, i cittadini non li hanno più voluti come loro rappresentanti, ma  lo Stato, o meglio la politica, li gratifica. Le provincie non saranno più eliminate ma crescono di numero; anzi ne   nascono altre 3  tra cui quella di Monza, fortemente voluta dall'On. Bossi che, alla fine di giugno, qualche giorno prima della scadenza, ha fatto prorogare dal 30 giugno al 30 settembre i termini di scadenza per l'attuazione di 3 provincie, tra cui Monza, consentendone la nascita che, invece, si sarebbe evitata senza questa salvifica proroga.  Il risultato è quello  di  produrre ulteriori spese inutili per lo Stato, a carico dei contribuenti o dei soggetti dalle tasche dei quali si vanno ad effettuare prelievi forzosi. Orbene l'On. Bossi ha sempre gridato, forse anche a ragione, “Roma ladrona”, ma di grazia, caro On. non le sembra che anche l'operazione  da lei voluta  sia altrettanto ladrocinio? Sono questi e tanti altri i motivi per cui quando, per l'incombente crisi economico-finanziara nazionale e mondiale, si fanno tagli a qualsiasi categoria, questa esplode e si ribella. L'etica sociale, che manca in tutto il Paese, se fosse, almeno in parte, presente, come dovrebbe essere,  nella sua classe o “Casta” politica, la indurrebbe    ad iniziare una stagione di tagli cominciando, in primis,  a ridurre drasticamente gli enormi e insostenibili costi della politica. Occorre infatti, con urgenza,   ricondurre a livelli numerici accettabili e sostenibili le falangi di politici che vivono di politica e non per la politica; occorre onorare gli impegni elettorali assunti che hanno indotto molti cittadini a dare il proprio voto, altrimenti si sentiranno truffati. Ne richiamo alcuni: eliminazione graduale delle provincie, degli enti inutili, delle comunità montane, riduzione dei ministeri, ministri, viceministri e sottosegretari, accorpamento amministrativo di piccoli comuni, riduzione del numero di parlamentari e dei loro emolumenti e privilegi, riduzione del numero dei consiglieri regionali, provinciali e comunali; riduzione del numero dei consiglieri dei consigli di amministrazione dei vari enti; riduzione del numero abnorme di consulenze affidate a privati, utilizzando al meglio l'apparato tecnico amministrativo di ciascun ente; revisione dei compensi degli alti funzionari dell'amministrazione  pubblica e dei vari enti, e l'elenco può continuare a lungo. Orbene, le provincie, come sopra detto,  crescono di numero, nessuno ha più parlato di eliminazione; il ministro Maroni ha dichiarato che i piccoli comuni non saranno accorpati;  le comunità montane restano, con solo una piccola riduzione dei finanziamenti a quelle al di sotto dei 700 m di altitudine; in autunno  saranno istituiti altre tre ministeri, con relativi ministri e sottosegretari: Innovazione, Salute e Turismo; la riduzione del numero dei  parlamentari ritorna ad essere una chimera per i cittadini tutti che fortemente la vogliono (un referendum al riguardo sarebbe sicuramente un plebiscito). In questo modo  la  credibilità di questo governo, già bassa,  andrà a zero. C'è un solo modo per ricuperarla. Prima di avviare tagli e sforbiciate di qua e di là,  questo governo, per mantenere fede agli impegni assunti in campagna elettorale e per   arginare la crescente crisi economica,  dovrebbe operare producendo  atti legislativi concreti nella linea degli impegni, con  risultati immediati per alcuni, previsionali per altri,  varando serie riforme strutturali, al fine di intaccare privilegi e  ridurre a livello fisiologico eccessi determinatisi nel tempo per irresponsabilità politiche, quale quello dell'enorme numero di personale pagato dallo Stato e distaccato presso consorzi, fondazioni, enti vari e soprattutto sindacati, personale che, in alcuni casi, è solo imboscato.   Allora e solo allora qualsiasi categoria potrebbe accettare, sia pure malvolentieri, forse anche senza ribellarsi, i tagli che la interessano. Questo governo ha i numeri per mantenere le promesse fatte e frenare l'incalzante crisi economica. Se non opererà in tal senso, inevitabilmente sarà un governo già morto per la gran parte dei cittadini. Aspettiamo a vedere , sia pure con scarsa fiducia, quel che accadrà.

Bari 18 settembre 2008                                                      Alberto Pagliarini